Come sarebbe banale oggi discutere della fiducia al governo.. ma dico io.. quanto sarebbe ovvio..
Preferisco disquisire su altro, su qualcosa che apparentemente sembrerebbe diverso da tutto quello che sta accadento in questi giorni; il susseguirsi di avvenimenti più o meno storici mi ha fatto venire in mente la conclusione di uno dei film più celebri di Woody Allen e da questo anche il titolo, modificato però sotto forma di domanda retorica; si tratta di Manhattan, la scena finale dove Tracy nel chiedere a Isaac di attenderla una volta ritornata da Londra (non faccio critica al comporamento dei due per carità), cerca di tranquillizzarlo, ripetendo (seppur avesse dato modo di non essere molto attendibile), di fidarsi di lei, enunciando per l'appunto la famosa frase conclusiva "non è che tutti si guastino.. bisogna avere un pò di fiducia nella gente"..
Varie interpretazioni e opinioni sono state espresse negli articoli precedenti e da li penso emerga tutto il senso di quello che andrei a scrivere oggi, ma è sufficiente pensare a Fini che nel tentativo di un “colpo di stato” (a modo suo), adesso dovrebbe tirarsi fuori da una situazione imbarazzante e al limite continuare a partecipare alle controversie interne della sinistra, incapace di tattiche o strategie in qualsiasi frangente si trovi.
Stamane dopo aver sfogliato il giornale, leggendo sul famoso social network blu, ho avuto la possibilità di guardare scempi, inni alla violenza, auspici di guerriglie e speranze che la macchia di leopardo dei black blok potesse divulgarsi su tutto il territorio nazionale; un modo di pensare così patetico che a stento ricondurrebbe alle ”professioni” di coloro i quali hanno espresso queste idee ma che purtroppo hanno un potere locale relativamente non irrilevante.
Oramai è chiaro come certi principi non esistano più, alcuni di noi però, avvertono la necessità di un cambiamento, ma non radicale o essendo sotto natale di mera utopia, si tratta di qualcosa di diverso, qualcosa che non potranno mai darci i “giovani” Fini (classe ’52), Vendola (classe ’58), per alcuni addirittura Grillo (classe ’48) o il Bersani o i Di Pietro di turno; magari riprendere i vecchi valori e sistemarli in maniera tale che si rispettino le regole, che ci si rispetti reciprocamente e se qualcuno pensa alla repressione, e la veda come una forma di dittatura, mi suggerisca qualche maniera per riprendere una situazione dove tutti si sentono in diritto di sindacare su qualsiasi cosa, senza criterio e cognizione di causa, dove il più furbo trova sempre le risorse per andare avanti… la vita non è una giungla (o per lo meno non dovrebbe esserla) ed è per questo che si deve fare qualcosa di importante che vada oltre la condivisione collettiva a 360° perché è impossibile (esistono le elezioni, ma apparentemente questo sembra non andar bene a nessuno, anche se a dir la verità la maggioranza degli italiani, che è quella che poi decide, è silenziosa, lavora, si impegna facendo sacrifici veri e non teorici), come hanno dimostrato i fatti, il popolo vuole una cosa, altri (giornali, minoranza intellettualmente convinta di esser la migliore di altri, nonostante propini l’eguaglianza a questo punto formale) vogliono il comando con ipocrisia… beh che fare e dire a questo punto?.... Se dovesse esserci una rivoluzione, non sarebbe più collettiva o tra schieramenti, ma sarebbe una battaglia tutti contro tutti, non essendoci alla fine del 2010, figure professionali come 40 anni fa (qui si aprirebbe un’altra discussione terrificante), ma solo portatori singoli di interessi, con esigenze che vanno oltre lo spirito di conservazione della specie (categoria che dovrebbe tener uniti, ma queste sono sfaldate) e che riconducono ad una lotta uno contro l’altro, al fine di trovare un posto migliore nella società per se stessi, non curandosi di nessuno se non delle proprie "necessità"; e quindi le lotte e le battaglie di una volta sono servite a questo, ma dietro celavano interessi individuali (come la storia ha insegnato, come le riforme di welfare passate ci stanno tartassando come boomerang e c’era da aspettarselo); oggi però in pochi si porrebbero il problema sostanziale dell’interesse sociale, la collettività si è ridotta ad individualità e questo, nel mondo animale e quindi anche in quello umano (a livello fisico ma adesso già come condizione intellettuale), conduce all’estinzione.